Una grande,emozionante,divertente,mirabolante e commovente storia di un uomo che dopo anni e anni continua a coltivare il suo sogno: la musica.
E quando si dice cogli l'attimo...lui lo coglie,trovandosi a fingere di essere il direttore dell'orchestra del Bolshoi per Il Concerto di Parigi.
Un piccolo film,un piccolo gioiello. Grande trama,emozioni forti,ottimo soggetto e sceneggiatura.
Andreï Filipov era uno dei più grandi direttori d'orchestra del suo paese,ma per colpa del comunismo il più importante concerto della sua vita era stato interrotto.
Gli si presenta l'occasione di rifare tutto da capo,una sua "rivincita" e una dimostrazione al mondo intero.
Tra l'altro il film diventa anche "importante" in quanto racconta la vita degli ebrei nel totalitarismo,in questo caso,musicisti il cui unico scopo è suonare,ma anche questo semplice desiderio è negato.
Una storia poco,o mal raccontata ancora.
Il film scorre e va avanti senza annoiare,grazie anche ai momenti comici,che però non scadono in banalità e tornano quasi prepotentemente alla storia, e all'affascinante,splendida e sublime musica(in prevalenza di Ciajkovskij)che accompagna e scandisce le scene.
Non solo la musica riesce a rendere il film ciò che è,ma anche un cast eccezionale,Aleksei Guskov su tutti,e un'ottima regia.
Mélanie Laurent conosciuta grazie ai "Bastardi" di Quentin mi piace,e si discosta,anche se non troppo,dalla sua parte di Shosanna,e soprattutto alla fine,grazie ad un gioco incentrato sugli sguardi regala un ottimo personaggio,quello di
Anne-Marie.
La scena finale tocca davvero l'apice ed eleva il film,come il violino di Anne-Marie che eleva al cielo la musica dell'orchestra,arrivando alla perfezione artistica.
Alla fine Il Concerto non è solo ciò che Andreï vuol organizzare a fine film, è tutto il film,un meraviglioso ed unico Concerto,anche azzeccata metafora della vita.
E allora speriamo che ognuno riesca ad arrivare,al proprio Concerto.